Comincia
la ripresa
Di
Carlo Pelanda (14-8-2009)
La catastrofe
non c’è stata. I numeri economici segnalano l’avvio della ripresa in tutto il
mondo. Ma quanto sarà solida sul piano globale? Quanto in Italia?
La Bce ha fatto ieri una
dichiarazione molto prudente. Da un lato riconosce, ed enfatizza, la fine della
recessione. Dall’altro avverte che ci sono ancora molte incertezze che
potrebbero interrompere la ripresa o renderla altalenante. La domanda di
petrolio potrebbe impennarsi, per ritorno dell’ottimismo, ed il suo prezzo
essere moltiplicato dalla speculazione. Ciò farebbe ripartire l’inflazione
costringendo le autorità monetarie ad alzare troppo il costo del denaro soffocando la ripresa. C’è
poi il timore che le politiche anticrisi di molti Paesi li portino a
protezionismi impliciti o svalutazioni competitive che porterebbero una nuova
crisi globale. Resta, inoltre, il timore di nuove crisi finanziarie perché i
sistemi bancari europeo ed americano, pur salvati, non sono ancora risanati e
nei prossimi mesi soffriranno le insolvenze tipiche delle code di una
recessione. Anche le comunicazioni della statunitense Riserva federale, pur
ottimistiche sulla ripresa in America, hanno toni prudenziali simili.
Aggiungendo a queste analisi quelle degli istituti di ricerca e delle
istituzioni economiche internazionali, tutti piuttosto simili, pare giusto
sintetizzare per i lettori che possono essere ottimisti, ma anche che non
devono aspettarsi una ripresa veloce e senza intoppi. Detto questo, chi scrive fa
di mestiere scenari globali dove vengono mixati i fattori (geo)politici ed
economici. Il dato corrente più rilevante è che tutti i governi del mondo hanno
preso veramente paura durante la crisi. In particolare, hanno notato che di
fronte alla caduta repentina della domanda globale non avevano mezzi nazionali
per contrastare la crisi. La consapevolezza di quanto dipendano dal mercato
internazionale – Cina compresa pur questa tentando di diventare meno dipendente
– fa ipotizzare che per almeno un certo
periodo dovrebbero collaborare per evitare nuovi collassi. Per questo ritengo
che i prezzi di materie prime e petrolio troveranno un tetto. Per lo stesso
motivo ritengo che il ricorso alla svalutazione competitiva ed al
protezionismo, possibili cause di una crisi ben peggiore di quella vista nei
mesi scorsi, sarà minimo e sorvegliato da tutti. Tale logica dovrebbe anche
limitare i conflitti in aree sensibili del pianeta migliorando la stabilità
mondiale, per un po’. In base a questa osservazione ritengo elevata la probabilità
che la ripresa possa essere più veloce e robusta di quanto ora temano le
autorità monetarie. Per questo uno dei rischi da loro citati nel menù delle
considerazioni prudenziali, il ritorno di un ottimismo eccessivo e prematuro,
cioè dell’inflazione, potrebbe essere quello più incombente da monitorare.
Infatti la Bce
lascia intendere che il periodo dei tassi minimi potrebbe essere piuttosto
breve. Qui vedo il rischio sistemico principale della ripresa: altalena tra
recessioni indotte per contenere l’inflazione e riprese stentate. Ma la
politica monetaria è molto evoluta e non ritengo tale rischio ingestibile una
volta individuato. Tutto bene, alla fine? Quasi, ma non del tutto. Comunque la
ripresa sarà lenta e non piena per molto tempo perché, come qui più volte
accennato, l’America non trainerà più l’economia globale come ha fatto nel
passato. Lo farà a metà, l’altra dipendente dalla crescita fatta da altre
locomotive. Ma queste, nonché la piena ripresa dei consumi in America, ci
metteranno del tempo. La disoccupazione, in America ed Europa, sarà elevata e a
riassorbimento molto lento nella seconda. Ciò porterà problemi di stabilità
sociale. Ma al momento non sembrano ingestibili. In sintesi, prevalgono nel mondo
i fattori di crescita su quelli di crisi, salvo conferma della solidità
ritrovata del sistema finanziario. E l’Italia? Nel secondo trimestre il Pil di
Francia e Germania, a sorpresa, è tornato positivo mentre quello dell’Italia e
sceso ancora dello 0,5%, confermando che la caduta nel 2009, alla fine, sarà
attorno al 5%. L’Italia si sta riprendendo, ma in modo più debole perché le
stimolazioni interne, diversamente dalla Francia, sono limitate dal debito e
perché, diversamente dalla Germania, le imprese intercettano di meno la ripresa
dell’export. Da noi c’è ancora molto da fare per uscire dalla crisi, ma il
miglioramento del sistema globale ci offre un appiglio che fa ben sperare.
Potete farvi il Ferragosto con cuore più leggero.
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